Un anno "all'entrata in vigore" dello European Accessibility Act:
cosa dobbiamo attenderci?
Se ne è parlato durante il webinar organizzato
da European Disability Forum e TPGi
Il webinar dal titolo “Fireside Chat: One year to go – Preparing for the European Accessibility Act”, tenutosi il 18 Giugno 2024, è stato un’occasione per fare il punto della situazione a un anno e 10 giorni dalla fatidica data di entrata in vigore delle disposizioni contenute nello European Accessibility Act (EAA): 28 Giugno 2025.
L’EAA è la direttiva europea lanciata nel 2019 che mira a costituire una base comune per l’accessibilità di prodotti e servizi digitali in tutto il vecchio continente e che, dopo un periodo necessario per il recepimento da parte dei vari Stati membri nei propri ordinamenti nazionali (in Italia attuato tramite il Decreto Legislativo 82/2022), inizierà a produrre i suoi effetti a partire dal prossimo anno.
Un quadro non del tutto chiaro.
Gli esperti relatori Alejandro Moledo, vicedirettore dello European Disability Forum e David Sloan, responsabile dell’accessibilità e della UX di TPGi, moderati da Matt Ater, vicepresidente dello sviluppo aziendale di Vispero, hanno trascorso circa un’ora discutendo dei principali obiettivi della direttiva e scambiandosi le proprie impressioni circa quello che accadrà.
Emerge un grado piuttosto elevato di incertezza sulle varie interpretazioni, avvalorato dalla frase “premetto che non sono un avvocato”, ripetuta più volte dai relatori nel corso del webinar, proprio a testimoniare che al momento non tutto risulta ancora essere chiaro.
Il punto focale sembra essere relativo alle regole tecniche che sarà necessario rispettare: la direttiva indica che diverse categorie di prodotti e servizi digitali devono essere resi accessibili e segnala numerosi requisiti nell’allegato 1. Tuttavia questi requisiti sono formulati sovente in modo troppo generico e non facilmente verificabile, ad esempio: “qualora utilizzi elementi visivi, il prodotto renda disponibili modalità flessibili per migliorare la chiarezza dell’immagine” (Direttiva UE 882/2019, Allegato 1, Sezione II, Comma 2, Lettera F).
Cosa fare?
In molti iniziano a chiedersi cosa dovranno fare per dimostrare l’accessibilità: una prima risposta viene dalla direttiva in sé, che prevede una presunzione di conformità, ovvero se si riesce a dimostrare che il proprio prodotto/servizio è conforme a una norma armonizzata che contempla l’accessibilità, allora è dimostrata anche la conformità ai requisiti dell’Accessibility Act. La norma armonizzata da prendere come riferimento in tal senso è la EN301549, che ha integrato e esteso le linee guida WCAG del World Wide Web Consortium, e da quanto ribadito anche durante il webinar la conformità alla EN301549 “dovrebbe” mettere al riparo da sgradite sorprese.
Tuttavia, gli stessi relatori hanno tenuto a precisare che l’attuale norma armonizzata è costruita non sulla base dell’EAA, ma della Web Accessibility Directive, la precedente direttiva europea (numero 2102 del 2016) che puntava a regolare l’accessibilità di siti web e applicazioni per smartphone nella Pubblica Amministrazione. Pertanto, la norma dovrà essere aggiornata, e si sta già lavorando in tal senso, ma verosimilmente non ci saranno novità in tempo utile, entro la scadenza del prossimo anno. Allo stato attuale, purtroppo, l’unico riferimento su cui si può contare è quello del già citato allegato 1 della direttiva, che però, come detto, contiene requisiti di non semplice verificabilità.
La soluzione?
In conclusione, il consiglio fornito durante il webinar, e su cui anche in Axess Design siamo d’accordo, è di continuare a operare nell’alveo della norma armonizzata EN301549: potrà esserci magari un supplemento di lavoro per qualche novità introdotta, ma quanto fatto fino ad allora sarà comunque utile e non compromesso.